EPOCA: secolo XII con interventi successivi
AUTORE: ignoto STATO DI CONSERVAZIONE: buono
RESTAURI: 1929 – 1940/41 – 2002

Esterno

La Pieve si trova decentrata verso nord, rispetto all’area interna del castello, uno slargo più lungo che largo, dove si affacciano antiche dimore e l’antico castello. Superato infatti il ponte levatoio, oggi ricoperto con volta a botte, si ammira in tutta la sua armonia e luminosità l’elegante abside bianca della Pieve, che si accosta all’alta parete con spioventi a capanna. L’ingresso principale, in facciata, ad ovest è stato completato nella forma attuale nel 1604 e presenta una bella cornice e frontone in pietra di Sarnico con iscrizione. Addossato alla facciata, a nord-ovest, si innalza il campanile il cui fusto copre in parte una porzione dell’antica facciata; la cella campanaria è un’aggiunta di inizio Settecento. Antistante il piccolo sagrato, una serie di gradini e a sud una porzione dell’antico muro, che doveva chiudere tutta l’area; ambedue databili al XVI secolo. Le fiancate nord e sud, entrambe a muratura a vista, mostrano una tessitura eterogenea, frutto di materiale di recupero, dove si evidenziano formelle decorative in cotto, ciottoli morenici, frammenti di antiche pietre e medolo. Sulla fiancata sud sono ancora visibili le tracce di interventi avvenuti fra il 1556-57 con l’introduzione di mattoni a lisca di pesce e a ruota. Su questa ultima fiancata si apre un piccolo ingresso architravato, in pietra di Sarnico, a due battenti, di molto posteriore alla struttura architettonica originale.

Abside

L’intero complesso dell’abside è accostato alla parete terminale della navata con una muratura costituita da corsi regolari orizzontali di conci ben squadrati di pietra, che si chiude con un frontone a capanna stretto fra due grossi contrafforti. Nel frontone terminale si aprono due piccole aperture circolari strombate, mentre al centro campeggia una finestrella a croce latina. Accostata a questa struttura si innalza l’abside a pianta circolare, che si imposta su un grosso basamento gradinato, scandita da nove campiture alte e strette, sottolineate da semicolonnine su lesene, che le fanno assumere un’apparente forma poligonale. Costruita con conci ben squadrati di marmo di Zandobbio (BG) bianco e luminoso, presenta quattro aperture alte e strette a doppia strombatura con arco a pieno centro, disposte alternativamente fra gli spazi. La parte superiore si conclude con una serie di doppi archetti, poco profondi, con peducci e capitelli delle semicolonne, al di sopra dei quali corre una fascia marmorea con una sottile e bella dentellatura a sega, che fa da imposta alla struttura in coppi del tetto.

Interno

La chiesa, ad unica navata, è ricoperta da un tetto a due spioventi con travi alla colma e presenta un pavimento in cotto a quadrotti. L’unica navata è scandita in quattro campate, formate da tre ampi archi a sesto acuto decorati anche nei sottarchi. Vicino all’ingresso principale, sulla parete nord, si apre la Cappella del Battistero. Sulla medesima parete si innalza l’unico altare con ricca soasa e tela di Antonio Paglia (vedi scheda). Sopraelevato di due gradini, il presbiterio si apre con un elegante arco trionfale, dove si snodano bellissimi affreschi anche nell’intradosso dell’arco stesso (vedi scheda). L’abside semicircolare è la parte meglio conservata e si presenta in tutta la sua ritmata sequenza di affreschi, sia nel catino sia nella parete di fondo (vedi scheda), illuminata dalla luce proveniente dalle quattro finestrelle fortemente strambate, che si aprono simmetricamente sulla parete.

NOTIZIE STORICO CRITICHE

Probabilmente edificata nel XII secolo, forse sui resti di un più antico edificio databile al VIII-X secolo, la Pieve viene modificata solo nella zona absidale nel XIII secolo e viene intitolata a S. Maria Maggiore. Nel 1415 l’unica navata viene ampliata con la costruzione di quattro archi a timpano che scandiscono lo spazio interno. S. Maria Maggiore nel 1455 passa sotto la giurisdizione dell’Ospedale Maggiore, che fa costruire un muro a delimitare il sagrato, ancora esistente solo in minima parte. Con l’anno 1560 la Pieve assume il titolo di S. Maria Assunta e tale rimarrà fino ai primi anni del XVIII secolo, quando si intitolerà a S. Antonio, perché il titolo di S. Maria Assunta passa alla nuova Parrocchiale. Consacrata nel 1565, viene poi allungata verso ovest, al fine di costruire la Cappella del Battistero. La Pieve così allungata, nella sua struttura architettonica con la posa in opera del portale, con la data 1604, viene successivamente consacrata nel 1670. La Pieve nel frattempo subisce l’incuria del tempo e degli uomini e si trova presto in situazione di degrado e, con la costruzione della nuova Parrocchiale nel XVIII secolo, la Pieve viene spogliata dei suoi arredi e viene utilizzata solo per qualche celebrazione e luogo di preghiera. Sconsacrata nel 1856 è così adibita a deposito di materiali vari, per poi diventare teatro nel 1880. Come tale nel 1893 diviene proprietà comunale ed è utilizzata come teatro fino al 1929, quando ritorna proprietà della Parrocchia ed iniziano i lavori di restauro che si protraggono fino al 1941. Nonostante questi interventi, la Pieve si avvia ad un nuovo lento abbandono fino al XXI secolo, quando nel 2000 con il parroco Don Angelo Gozio, con l’aiuto economico di Regione, Comune e “Terre Moretti”, gli architetti Roberto Feroldi di Montichiari e Giuseppe Lorenzini di Gussago iniziano i lavori di consolidamento architettonico, che si protraggono fino al 2002, anno in cui la Pieve viene restituita alla comunità di Erbusco.

 

 

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Descrizioni tratte da S. Bozzetti, "Erbusco Storia Arte Cultura" - Erbusco, Comune, 2009