EPOCA: secolo XV – XVII – XVIII
AUTORE: ignoto di area lombarda
STATO DI CONSERVAZIONE: buono
Esterno
La Chiesa isolata al centro dell’attuale area cimiteriale, presenta ancora l’antico portico quattrocentesco sopra al quale si innesta l’articolata facciata (vedi scheda). La tessitura muraria non è uniforme e questo si nota in particolare nella facciata nord, nella zona al di sotto della parete finestrata, dove sono evidenti tre archi tamponati e i segni di delimitazione della antica chiesa del ’400. Si appoggia alla parete il campanile, il cui fusto evidenzia l’uso di materiale locale quale il medolo, il cotto e il ciottolo morenico. La facciata sud è scandita in modo asimmetrico da alte lesene, che raggiungono il cornicione aggettato del tetto e che racchiudono le spaziature rettangolari della navata. La parte absidale è costituita da un’alta parete delimitata ai lati da due semplici lesene, che si raccordano alla struttura modanata triangolare del tetto, al cui vertice si staglia una leggera croce in ferro battuto. Un’ ampia finestra rettangolare occupa la parte superiore mentre in quella inferiore è presente un arco d’ingresso in parte tamponato e seminterrato.
Interno
L’unica navata della chiesa presenta una semplicissima linea architettonica, intervallata da lesene che sostengono un cornicione molto aggettato e fortemente modanato, che corre lungo la navata e le pareti del presbiterio, su cui appoggiano gli archi della volta a botte unghiata, dove si aprono alte finestre rettangolari. Il presbiterio, a pianta rettangolare, sopraelevata di alcuni gradini in pietra, risulta più stretto della navata; a lato dell’arco trionfale si appoggiano alla parete due altari con relative soase. Al centro del presbiterio l’altare maggiore con la grande soasa settecentesca. Il pavimento presenta due particolari geometrie compositive: nella navata e parte del presbiterio il cotto è disposto su base quadrata, mentre nella parte rimanente, ad est, è disposto su base rettangolare.
NOTIZIE STORICO CRITICHE
La Chiesa era parte integrante dell’antico Convento francescano di S. Bernardino, costruito dai frati Conventuali con autorizzazione pontificia del 14 settembre 1454 e completato nel 1465 dai Padri Amadeiti, sotto la guida del Beato P. Amadeo Menez de Silva, chiamato da alcuni gentiluomini di Erbusco a dirigere il Convento. Il Beato Amadeo era circondato da grande fama di Santità e già nel 1464 aveva fondato il Convento di S. Maria di Bressanoro a Castelleone, sollecitato in questo dalla Duchessa Bianca Maria Visconti Sforza. Il 30 maggio 1519 i frati Amadeiti ricevono un sussidio dall’Ospedale Maggiore di Brescia, per celebrare messe una domenica al mese e nel giorno della Pentecoste. Nel 1588 i Frati Amadeiti scompaiono e confluiscono nell’Ordine dei Frati Minori Osservanti detti “zoccolanti”, che nel XVII secolo e nella prima metà del XVIII secolo allungano ed innalzano la chiesa. Una rappresentazione “a volo d’uccello” dell’antico convento si ha nell’affresco seicentesco, opera di Antonio Gandini, che si trova nel secondo chiostro del Convento di S. Giuseppe in Brescia. Si ha una visione d’insieme del complesso architettonico, che si sviluppava a sud della Chiesa, posta al centro, con portico a tre aperture, rosone centrale e tetto a capanna con tre cappelle sul lato nord, che sporgevano dalle linee perimetrali ed occupavano lo spazio verde, forse il “bellissimo giardino” ricordato dal Da Lezze nel suo Catastico del 1609-1610. L’8 gennaio 1771 il Convento, a seguito del Decreto della Repubblica di Venezia, viene abbandonato e probabilmente distrutto. Nel 1792 viene ricordata solo la Chiesa con il titolo dell’Immacolata Concezione. All’inizio del XIX secolo, quando diviene Chiesa del Cimitero, viene citata come “Chiesa del Cemeterio che ha il titolo di S. Maria Immacolata”. Proprietà comunale dal 1813, la Chiesa, nonostante i radicali guasti e i ricorrenti interventi e trafugazioni, conserva tuttavia interessanti elementi architettonici e pittorici di grande interesse. Un’attenta osservazione delle sue strutture permette, ancora oggi, di individuare il nucleo primitivo della chiesa, come nella parte absidale; l’arco di ingresso (tamponato) del percorso seminterrato e in parte sotterraneo che la tradizione vuole congiunga S. Bernardino con Calino. Interessanti e tutti da studiare i cicli pittorici del portico, letti sia nella forma globale sia nell’immagine singola. La chiesa di S. Bernardino ha subìto restauri nel 1971, quando è stato rifatto il tetto. L’Amministrazione Comunale Nodari, nel 2007 ha affidato all’arch. Luciano Dotti, i lavori di recupero e di consolidamento dell’intera struttura architettonica. L’opera ha permesso il prezioso ritrovamento di affreschi cinquecenteschi sulla parete sud della chiesa, per i quali allo stato attuale sono in corso i rilievi e studi di analisi per poter procedere al loro restauro.
L’interno della chiesa è alquanto disadorno e degradato, frutto di frequenti trafugazioni ed incuria degli uomini. Purtroppo, con la demolizione del Convento, la chiesa ha subìto profonde traversie. Sono andati perduti gli affreschi del ciclo pittorico didattico organicamente costruito dai frati francescani, che prediligevano questo tipo di comunicazione catechistica e che dovevano illuminare con il loro cromatismo accentuato, tipico delle opere quattrocentesche, l’intera navata della chiesa. Sono andati distrutti o trasferiti altrove i dipinti del pittore Panfilo (n. 1651, Milano) e della famiglia di artisti milanesi del XVIII secolo. Da Sole, che hanno lavorato anche a Brescia e che il Fenaroli cita nel suo Dizionario del 1877 come dipinti che si trovavano nella navata della chiesa. Pure non rintracciabili sono “due angeli grandi”, opera della bottega del Fantoni esistenti nel 1734 e il “busto di S. Francesco” della stessa famiglia di artisti, ritrovato, dopo la chiusura del Convento, nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Erbusco, come testimonia la lettera di richiesta di intervento di restauro, datata 9 gennaio 1774. Unica nota di colore, il paliotto dell’altare maggiore e la ricca composizione floreale delle soase.
Descrizioni tratte da S. Bozzetti, "Erbusco Storia Arte Cultura" - Erbusco, Comune, 2009